Vagavo per i forum ingaggiando battaglie verbali con i cristiani per cercare una risposta ad una domanda che fino ad ora non è mai stata soddisfatta:
PERCHE' LA RELIGIONE, OGGI?
Ovvero voglio cercare di comprendere NON cosa spinga una persona a credere..ma cosa spinga una persona ad adottare una condotta sulla base all'interpretazione che altri hanno dato della sua fede.
Allora vorrei sviscerare sta cosa.
In primo luogo: ho sempre diffidato dell'ateismo. Per me è prendere una posizione arbitraria su qualcosa riguardo alla quale non ha senso prendere questo tipo di posizione. O credi, perchè non puoi farne a meno, o semplicemente te ne sbatti. Occuparsi di qualcosa che per te non esiste non ha senso.
Credere in qualcosa significa semplicemente fidarsi di una sensazione o un'intuizione (che noi chiamiamo fede) che può essere basata su vari fattori:
1) trasmissione sociale/inerzia culturale: visto che fin da piccoli intorno a noi credevano tutti o quasi in un Dio la nostra psiche è stata semplicemente educata a credere a quella cosa e visto che tutti continuano a farlo ci risulta spesso difficile fare il contrario (a differenza ad esempio delle fate o di Babbo natale riguardo ai quali ci accorgiamo ad un certo stadio della nostra infanzia che nessuno crede in loro in realtà)
2) ragionamento razionale: ovvero fare un po come ha fatto Tommaso D'Aquino. Arrivare a credere che sia più probabile che esista qualcosa d'altro piuttosto che no per poter giustificare alcuni paradossi della realtà come ad esempio la Ex motu et mutatione rerum.
3) paura: come dice il nostro migliorissimo amico di Providence "La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto." Piuttosto che convivere nella consapevolezza di un enorme punto interrogativo molti scelgono la sicurezza di un Dio. E piano piano ti convinci veramente, perchè ti fa stare meglio. C'è un grande Papà lassù, non siamo soli.
4) vocazione: di fatto è una suggestione. Ma così come le probabilità di attraversare un muro andandoci contro sono diverse da zero lo sono anche quelle che di fatto questa suggestione sia stata infusa da un essere altro.
Le 2 e 4 in particolare sono in genere quelle più sincere e genuine e quelle sulle quali non ha senso discutere. Se quando studi la complessità della natura o comprendi come l'uomo abbia la capacità di concepire cose come l'infinito o la creazione fantastica non riesci a non pensare a qualcosa di più non ha senso persuaderti del contrario. Io onestamente sono uno di questi..in sostanza penso di avere un certo grado di Fede.
Ma ora dobbiamo capire come si passi dalla Fede alla Religione. Perchè sono due cose molto diverse.
La mia è una opinione da bar sia chiaro..ma fino ad ora nessun prete o teologo mi ha mai fatto cambiare idea a riguardo:
Al di là della fede come la concepiamo oggi (molto metafisica) in realtà essa nasce anticamente da qualcosa di molto più pragmatico. C'erano fenomeni inspiegabili, c'era la necessità di sopravvivere controllando la natura ma mancava la tecnologia per farlo quindi veniva naturale personificare gli elementi, le forze fisiche, le qualità umane e sociali e cercare di gestirle come si farebbe con una persona molto potente: venerandole. In generale le classi di persone più colte della società comprendevano il valore e le opportunità di questa necessità e ne prendevano il controllo. Si facevano portatori di un legame più stretto con la divinità, di una comprensione più profonda delle sue qualità e, spesso basandosi invece su una migliore conoscenza della natura stessa e delle qualità umane, si facevano custodi di questi misteri e ne amministravano la liturgia. Questo era ed è l'esoterismo tipico delle religioni "pagane".
Per quanto rimanga una manipolazione dell'ignoranza questa tipologia di religione se contestualizzata al periodo storico risultava in realtà una maniera piuttosto efficace di gestire problematiche sociali.
Di fatto, per come la vedo, anche le religioni monoteiste abramitiche (Cristianesimo, Ebraismo e Islam) che dovrebbero avere qualità più exoteriche, quindi pubbliche, di fatto hanno una matrice esoterica che oggi prende il nome di teologia. Il fatto è che anche le religioni abramitiche quando nacquero potevano avere un loro significato sociale e regolatore. In generale tutti i popoli hanno bisogno di sentirsi forti e prescelti e per questo sono disegnati Dei che soddisfano le esigenze del contesto storico nel quale la popolazione è calata: un popolo aggressivo avrà un Dio aggressivo, un popolo in pace avrà un Dio pacifico, un popolo in difficoltà avrà un Dio prima caritatevole, poi, con la ripresa, vendicativo e così via..possiamo vedere nel corso della storia come Dio abbia cambiato carattere centinaia di volte a seconda delle comodità degli amministratori. Inoltre in mancanza di una disciplina che possa quantificare le incertezze e possa produrre sapere e tecnologia (ovvero la scienza moderna e un certo tipo di filosofia) avere uno strumento di controllo sociale molto potente che, basandosi su un giudice infallibile e su una logica premio/punizione, regoli la società in maniera da renderla stabile, era molto comodo e tutto sommato con una determinata classe di persone sarebbe (di fatto è) ancora efficacie.
In tutto questo rimane però un problema: tutta questa interpretazione viene da un sapere esoterico (i testi sacri) dei quali non conosciamo DI FATTO la vera qualità divina/storica. Si continua, per inerzia culturale, ad affidarsi a fonti INCERTE per gestire spiritualmente e materialmente un insieme di persone. E non c'è nessun modo per assicurarci della qualità divina di un testo sacro.
E non c'entra la fede perchè se io non posso fare a meno di credere in Qualcosa (che non posso concepire, non riesco a descrivere ma è univoca nella sensazione di presenza) posso invece scegliere di credere ad una fonte piuttosto che ad un altra riguardo alle sue qualità..ma questa cosa risulterebbe un paradosso:
- io mio Dio dice che mangiare il buondì al cioccolato è peccato mortale
- perchè?
- perchè c'è scritto sul testo sacro "Regalissimi 1996"
- ma chi te lo ha detto che è sacro?
- Dio
- in che modo e come fai a sapere che lo ha detto proprio lui?
- lo ha scritto nel testo sacro "Regalissimi 1996"
capite che è un circolo vizioso. Allora alcuni diranno che ci sono diverse prove a favore della presunta divinità di un testo sacro come la bibbia, come l'armonia della scrittura nonostante tutte le mani e le epoche sotto cui è passato, il fatto che persone di diversa estrazione sociale e culturale abbiano scritto pensieri di uguale profondità filosofica inconcepibile ad esempio per un pescatore come Pietro (nella Bibba)..ma nessuna di queste ci dice che fu Dio a dettare queste cose..ci dice solo che la fonte (di duemila anni fa) è piuttosto complessa da inserire nel processo storico. Si tratta senza dubbio di un incredibile testo, con un sacco di spunti di riflessione..ma che sia scritto per intercessione divina non lo si può sapere. Punto
Ora quindi cerchiamo di capire cosa ci danno queste sacre scritture che non possiamo prenderci con la nostra ragione:
- condotte sociali: le religioni in genere dettano codici morali a cui attenersi per essere virtuosi fedeli. Alcuni di questi hanno valore sociale universale, perchè riguardano qualità umane e rapporti sociali che non si sono modificati troppo nel tempo (non uccidere, non rubare etc..) e sono alla base dell'autoconservazione della società umana (1). Poi abbiamo condotte sociali che perdono senso con l'arrivo di nuove tecnologie/sistemi: ad esempio evitare la fornicazione (sesso pre-matrimoniale) prima dell'arrivo dei sistemi contraccettivi era un ottimo modo per evitare di mettere al mondo figli dal futuro incerto..oggi è solo un modo per diventare dei frustrati sessualmente repressi (2). Poi ci sono delle condotte sociali dettate da aberrazioni sociali come quella che vede l'uomo superiore alla donna e che hanno sempre fatto comodo (vedi post: La cultura dello stupro ) ma che non hanno chiaramente nessun fondamento (3). Altre ancora derivano probabilmente da una superstizione primitiva derivata dall'ignoranza relativo ad un determinato fenomeno come ad esempio il classicone del mestruo (4):
Levitico 15,19-31 (il Levitico offre sempre grasse risate)
"19 Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. 20 Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. 21 Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera.22 Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 23 Se l'uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentre essa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera [...] 29 L'ottavo giorno prenderà due tortore o due colombi e li porterà al sacerdote all'ingresso della tenda del convegno. 30 Il sacerdote ne offrirà uno come sacrificio espiatorio e l'altro come olocausto e farà per lei il rito espiatorio, davanti al Signore, per il flusso che la rendeva immonda.
31 Avvertite gli Israeliti di ciò che potrebbe renderli immondi, perché non muoiano per la loro immondezza, quando contaminassero la mia Dimora che è in mezzo a loro."
- guida spirituale (5): in generale per come ho percepito l'educazione Cristiana nei miei primi 15 anni e per come ho approfondito alcune filosofie orientali negli ultimi 10 considero la prima priva di una vera funzione di elevazione e miglioramento della persona in senso assoluto, cosa alla quale invece tendono alcune filosofie orientali. La religione promuove determinate virtù (perdono, carità, empatia, umiltà, coraggio etc..) non in funzione di un aumento della felicità della persona e delle sue capacità ma in funzione dell'accontentare la volontà del Dio di riferimento che a sua volta ci infonderà pace e serenità nella supposta vita post-mortem. C'è una slegatura quindi tra la realtà (faccio una cosa perchè mi rende effettivamente felice quì e subito o perchè prevedo mi porterà ad uno stato di felicità in futuro) e supposizione metafisica (faccio questa cosa perchè credo che a Dio piaccia e questo mi rende pio e quindi credo che nell'aldilà vivrò una vita felice).
ora vediamo un po':
la (1) è qualcosa a cui tutte le civiltà tendono per natura per autoconservarsi, quindi SI ci si può arrivare senza religione
la (2) cambia con gli avanzamenti tecnologici e sociali, queste condotte sono legate a necessità temporalmente definite e non a valori universali quindi anche in questo caso la condotta è slegata dalla dottrina religiosa
la (3) è un'aberrazione che trova nella religione un appoggio magico che possa giustificare questa condotta (un esempio tra mille):
1 - Timòteo 12 -15
"Non concedo a nessuna donna di insegnare , nè di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perchè prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà quindi essere salvata partorendo figli a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia"
la (4) è legata al progresso conoscitivo e scientifico ed è quindi molto meglio gestibile dalle conoscenze umane.
la (5) può arrivare a conclusioni corrette ma con mezzi inutilmente tortuosi e del tutto soggetti a credenza (aldilà, volontà di Dio, anima, corruzione dello spirito etc..). Forse adatta ad un pubblico meno istruito (o ad uno istruito con sete di potere e capacità manipolative) può dare alcuni mezzi di elevazione..ma saranno spesso travisati e portati a considerare il cristiano che segue certi precetti migliore di quello che magari non ne sceglie alcuni (ad esempio il concetto di carità o perdono non è sempre condivisibile a mio parere). L'eresia e l'inquisizione sono il frutto di tale toruosità.
Secondo questo ragionamento quindi la mia personale opinione è che la religione abbia di fatto aggiunto una grossa quantità di inutilità, confusione e di errore nella gestione delle attività umane. Questi errori prendono sempre più peso con l'avanzare della conoscenza umana della realtà contrapposta all'immobilismo del dogma, poichè rendono del tutto incoerente alcuni comportamenti con ciò che il buon senso e la normale propensione alla felicità detterebbero, portando a repressione, invidia e violenza.
A questo punto quindi quello che io non capisco, se non perchè fa comodo avere qualcuno che ti dice cosa fare, è come si possa scegliere di agire in maniera totalmente dedita e senza dubbi seguendo dei dettami, oggi molti dei quali anti-storici e ANTISOCIALI, che vengono da tali fonti.
Perchè qualsiasi condotta moralmente virtuosa la si può attuare semplicemente utilizzando una buona dose di buon senso, rispetto della liberà altrui, conoscenza e disciplina e una crescita spirituale la si può ottenere con la riflessione e il dialogo per continuare ad aggiornare le proprie idee per crescere e cambiare.
La chiave di una condotta che tenda ad un agire sempre migliore risulta in ultima analisi l'eresia.
M.A.
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